Il bosco, riforestato da Carlos Caballero a partire dagli anni Sessanta.
Vu du projet San Isidro, et des terres cultivées par le projet.
Vista delle terre coltivate del Proyecto San Isidro.
Carlos Cabellero acommencé le travail de reforestation en 1958.
Carlos Caballero ha iniziato il lavoro di riforestazione nel 1958.
Aujourd'hui, c'est sa fille Alejandra, qui a prit le relais.
Oggi, sua figlia Aljandra continua con il progetto.
Paco Gomez, compagnon d'Alejandra, au milieu des plantations de tomates.
Paco Gomez, marito di Alejandra, nella serra in mezzo ai pomodori.
Forno di terra.
Atelier de charpente.
Atelier di costruzione con legno.
Atelier de charpente.
Atelier di costruzione con legno.
L'ecole créé par le projet.
La scuola Magdalena Cervantes, finanziata grazie al progetto.
Cours de culture à l'école.
Ora di lavoro nell'orto alla scuola.
Ora di lavoro nell'orto alla scuola.
Atelier de toît en paille.
Atelier di tetto di paglia.
Atelier de toît en paille.
Atelier di tetto di paglia.
Ana et Tonatiuh sont volontaires au sein du projet.
Ana e Tonatiuh, volontari del progetto.
La ferme du projet.
Il rancho.
Il rancho.
Le lait bio des vaches de la ferme part tous l es matins à l'école.
Il latte bio delle mucche del rancho, trasportato tutte le mattine alla scuola.
Au premier plan: lutte contre l'érosion grace à des
In primo piano: lotta contro l'erosione grazie all'applicazione di paglia.
La falegnameria di Tlaxco.
Restauration des sols: ces canyons se sont créés en 80 ans suite à la deforestation de la zone.
Restauro del suolo: questi canyons si soo formati in soli 80 anni, in seguito alla deforestazione selvaggia della zona.
Il “Proyecto San Isidro” non è né una comunità ecológica, né un centro di sperimentazione di ecocostruzione; non è un rancho dove si pratica agricultura organica, né una scuola alternativa ecologica, o un progetto si riforestazione. E’ tutto questo allo stesso tempo e qualche cosa di più: una proposta integrale di vita, nel rispetto della natura, del prossimo e della propria persona.
Alejandra Caballero e suo marito Francisco Gómez (Pancho) costituiscono rispettivamente “il comitato direttivo e il comitato esecutivo”, con le parole di Pancho, di questo progetto profondamente radicato nel contesto locale, la zona rurale nei dintorni di Tlaxco (un paese coloniale nello stato di Tlaxcala, a due ore dal DF). La familia di Alejandra, infatti, è installata nella zona da diverse generazioni; fu suo padre, Carlos Caballero, che intraprese, alla fine degli anni ’50, una personale lotta per riforestare la zona che aveva visto trasformarsi, ai tempi della sua infanzia, da bosco pini e quercie in terreno arido semidesertico. Il modello che lo inspirò era in quel momento d’avanguardia: si trattava della ricostruzione del suolo secondo i principi della biodinamica, ossia attraverso l’uso di composta organica e non dei prodotti chimici che a quei tempi erano considerati la soluzione a ogni tipo di problema agronomico. Il suo maestro fu il micorbiologo e ricercatore agronomo Ehrenfried Pfeiffer, che lavorava direttamente al fianco di Rudolf Steiner, padre dell’antroposofia (prospettiva filosofica olistica, che considera l’uomo in relazione imprescindibile con l’universo). Carlos si formò nel suo laboratorio di New York, e di ritorno alla sua terra natale iniziò l’avventura di riforestazione che occupò tutte le sue energie fino all’età di 70 anni, quando decise di dedicarsi all’antropolgia e dalla storia, e di lasciare completamente in mano ai suoi figli la difesa del bosco.
Alejandra racconta di essere cresciuta in un ambiente dove la salvaguardia del bosco e dell’ambiente occupavano un posto centrale nella sua vita quotidiana come nella sua educazione, rappresentando allo stesso tempo un modo di scoprire se stessa nella sua relazione con l’ambiente. Ed è questa visione della vita che cerca di condividere e di trasmettere attraverso del Proyecto San Isidro, con una preoccupazione più accentuata verso l’autosufficienza e la sostenibilità, in vista della crisi energetica e ambientale che sta toccando il nostro pianeta.
Il progetto si organizza quindi su differenti livelli, nel tentativo di mostrare in modo integrale che una vita alternativa al modello consumistico-urbano predominante è possibile, ad iniziare dall’autosufficienza alimentare. Parte dei terreni che occupa il progetto (alcuni di proprietà di Alessandra, altri in usofrutto) sono destinati all’agricoltura intensiva organica: diverse varietà di vegetali vengono coltivate in piccole quantità, senza l’uso di pesticidi o fertilizzanti chimici, ma di composta organica. Questo ottimo fertilizante deriva dalla decomposizione di escrementi umani (recuperati grazie all’uso del bagno secco) e animali (principalmente bovini), e dei rifiuti organici. Una piccola parte del terreno è occupata da una fattoria con pochi animali, allevati solo a base di acqua e mangime organico: due mucche, due vitelli, una decina di capre, qualche gallina e quattro tacchini…giusto l’essenziale per avere sempre a dispozione latte fresco, formaggi, uova e, di tanto in tanto, carne.
Ma l’alimentazione non è tutto: “senza bosco non c’è vita”, come dice Carlos, e quindi una gran parte dei terreni e delle energie del progetto vengono dedicati alla ricostruzione del suolo erosionato che circonda il rancho, in vista del secondo passo: la riforestazione. Finché il suolo non recupera le sue proprietà organiche, infatti, gli alberi non possono tornare a crescere: sarebbe come cercare di piantarli nella pietra. Anche qui il modello a cui si inspirano Pancho e Alejandra è quello della biodinamica, già sperimentato con successo da Carlos. La técnica consiste, a grandi linee, nello smuovere lo strato superficiale di terra erosionata, creare terrazze artificiali per bloccare l’erosione dell’acqua e collocarvi fasci di paglia, che funzionano come fertilizante, ed aggiungere composta organica.
Se il messaggio che si vuole trasmettere è quello che una vita autosufficiente e sostenibile è possibile, a patto di preservare gli alberi e la natura in generale, parte della missione di Alejandra è di trasmetterlo alle nuove generazioni, che rappresentano l’unica speranza per il futuro del nostro maltrattato pianeta. Il mezzo per raggiungere questo obiettivo (almeno su scala locale, che è l’unica sulla quale l’uomo ha una possibilità di azione concreta) è la “escuelita” . Fondata nel 1973 dalla madre di Alessandra, Magdalena Cervantes, questa scuola elementare trae ispirazione dalla dottrina antroposofica di Steiner (che considera l’essere umano implicato in tre relazioni basilari: con se stesso, con i suoi simili e con il medio ambiente), ma non segue in maniera diretta nessun modello. I principi elaborati da Steiner vengono ripresi e modificati attraverso la pratica quotidiana, nel confronto con una realtà locale precisa, ossia quella di una zona rurale ed estremamente povera, a cui la missione educativa della scuola era diretta nel momento in cui la iniziò la sua attività. Chiusa nel 1988 per vicende familiari, la scuola viene riaperta su iniziativa di Alejandra e di sua sorella Lourdes nel 1996. Oggi, con 70 studenti all’attivo, tutti proveniente dalla stessa Colonia Iturbide (non più estremamente povera ma sempre popolare), la scuola è più che mai radicata nel contesto locale.
Il Proyecto San Isidro è relazionato alla scuola in vari modi: innanzi tutto perché costituisce la sua unica fonte di finanziamente, apparte la retta pagata dagli scolari. In secondo luogo attraverso l’organizzazione di diverse attività con i bambini, come visite al bosco tutte le settimane, atelier di piante medicinali o di creazione di prodotti di bellezza naturali (shampoo, sapone, crema…), o ancora di sculture in terracotta etc.
Come per il progetto di riforestazione e quello di agricoltura organica, abbiamo avuto l’occasione di visitare la scuola di persona, guidati da un volontario che lavora al progetto da 8 mesi, Tonatiuh, ma soprattutto dagli stessi scolari, vere e proprie guide professionali. Nel corso delle prime due ore della mattinata, ci hanno accompagnato nella visita delle installazioni, spiegandoci senza economia di dettagli il tipo di tecnica di costruzione utilizzata per le aule, il funzionamento del bagno secco, e la composta che ne deriva. Ci hanno guidato nell’orto (che loro stessi coltivano e curano), attraverso le piante medicinali ed i legumi, e nella mensa, dove tutti i pasti sono a base di prodotti organici ed il latte che si beve viene trasportato ancora caldo tutte le mattine direttamente dal rancho. Il tipo di educazione che si imparte è centrata sull’educazione ambientale, attraverso la quale si promueve lo sviluppo integrale dell’essere umano.
Una parte importante del progetto, anche come forma di finanziamento, è costituita dal “rancho experimental El Pardo”, centro di formazione e sperimentazione in tecniche di eco-costruzione. I corsi che vengono organizzati sono di diverso tipo e argomento, ma principalmente riguardano la costruzione ecologica e la permacultura. In questi giorni il corso era sui tetti ecologici, e tra le varie tecniche abbordate abbiamo assistito alla costruzione di una struttura in legno, un tetto di paglia ed una volta in mattoni e gesso. L’accoglienza è stata incredibile, in una bella casa dedicata ad ospitare i partecipanti ai corsi, dove siamo stati alimentati a base di prodotti organici del rancho, cucinati con maestria da doña Adela. La mattina era dedicata alla parte pratica, ed il pomeriggio a discussioni, proiezione di video su habitat ecologico, crisi energetica etc., o visite a case ecosostenibili.
La prossima sfida di questo progetto, perché possa continuare tranquilamente, è di sviluppare l’aspetto promozionale : la concorrenza nata negli ultimi tempi in seguito alla moda dell’ecologia, portata avanti da strutture con maggiori disponibilità economiche, fa si che il Proyecto San Isidro si trovi di fronte alla necessità di “farsi pubblicità”, aspetto trascurabile quando si trattava della prima struttura a dare corsi di permacultura, 20 anni fa.
Così, approfittando di questo piccolo spazio indipendente (che bella sensazione!), facciamo un piccolo annuncio a chiunque sia interessato a mettere a disposizione le sue conoscenze in comunicazione e internet ed a vivere un’esperienza formativa, in un posto bellissimo e con persone aperte ed eccezionali. Il progetto cerca, infatti, un volontario in questo campo, a cui si offre super vitto e super alloggio, nonché la possibilità di partecipare ai corsi e dalle attività del centro. Se qualcuno fosse interessato a esperienze nell’ambito dell’agricoltura organica, della costruzione ecologica, della pedagogia sperimentale aperta o della riforestazione , (nonché ovviamente motivato ad andare in Messico!), questa potrebbe essere una bellissima occasione. Il link del sito, per gli interessati e/o i curiosi, è:
http://www.proyectosanisidro.com.mx/
Che ci siamo messi a fare, la pubblicità? No! E’ che quando si trova un progetto così buono, il minimo che si possa fare è contribuire alla sua promozione affinché possa continuare…Per fortuna non siamo ricercatori accademici fedeli all’astrazione; al contrario, cerchiamo di partecipare al cambio, di attivare un feed back reale con le persone che accenttano di accoglierci, insomma di “fare qualcosa”…sempre nel nostro piccolo….
1 comentario:
blog bellissimo si vede che e fatto da dei professionisti.mi ci manchi un bacio da diego claudia e massimiliano
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